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Imposte. Chi ha paura dell'equità fiscale? La Costituzione ad usum Delphini

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Enrico Gambacorta

di Enrico Gambacorta

In questi giorni la nostra carta costituzionale è oggetto di un gran parlare. Chi ne esige l'ottemperanza di certi dettami. Forse per soddisfare le proprie esigenze? Chi richiede ed insiste per modificarla. In omaggio al “Cicero pro domo sua”? (per il proprio tornaconto?). E chi ne ignora o offusca certi articoli. Per timore della loro applicazione?  In modo particolare, mi riferisco, oltre all'articolo 54, all'art. 53 della Costituzione che prevede la progressività totale delle imposte. Senza eccezione alcuna.  Attualmente, la progressività viene applicata solo alle imposte dirette. Perché non alle imposte indirette? Perché non si aboliscono le imposte indirette unendole tutte a quelle dirette che sono progressive? Così è in alcuni Paesi.



Nessuno cita l'articolo 53; nessuno ne parla. Eppure la sua completa applicazione sarebbe una rivoluzione che, lasciando denaro nelle mani dei meno abbienti, farebbe riprendere i consumi e darebbe vita alla ripresa della crescita del paese. La crescita inizia dai consumi che si attivano dal basso. Trattasi di massa monetaria che, messa in circolazione,  rivitalizzerebbe alcune imprese e  incentiverebbe altre a riaprire.
Chi sa perché si ignora questo art.53.  Non se ne discute mai. Forse volutamente? Sarà per il timore di far saltare l'attuale blindato ed ingiusto sistema tributario il quale prevede, da una parte, che più i redditi sono alti e meno, in percentuale, sono tassati e, dall'altra, che più i redditi sono bassi e più, in percentuale, sono tassati? Forse per  molti sarà pauroso arrivare ad una giusta equità fiscale?
L'equità fiscale è possibile ed auspicabile ma non sarà mai applicata. Le imposte indirette, che rappresentano il maggior gettito fiscale, sono mantenute perché vengono meno percepite dai contribuenti sia come imposte e sia nella loro entità. La maggior parte dei cittadini non si rende conto che l'imposta indiretta, essendo piatta, è decisamente ingiusta perché prevede un pagamento inversamente proporzionale al reddito, sempre in percentuale, come già scritto. “Repetita iuvant”.
Una situazione che bisognerebbe rovesciare e perché non farlo? La Costituzione lo esige.
L'essere umano è strano perché prevede e approva il bene ma opera al contrario. Seneca (4 a.C-65 d.C), quella brava persona che, ricchissimo, restituisce a Nerone tutti i beni ricevuti e si ritira a vita privata da allora diceva: “Video meliora proboque, deteriora sequor” (vedo il meglio ma faccio l'opposto).

In ogni caso e ciò premesso, si comprende di leggieri,  si conclude e si deve convenire,  che la Costituzione non può essere invocata solo e soltanto ad “usum Delphini”. Cioè per il proprio tornaconto.

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