
Guglielmo Pellarin corno sesto quatrini direttore l’orchestra sinfonica abruzzese
L’Aquila – Sarà il suono del corno, strumento d’origini antichissime a caratterizzare il concerto che l’Orchestra Sinfonica Abruzzese terrà a Rocca di Mezzo sabato 20 agosto alle ore 21.15 presso il Palazzetto Polivalente “L. Sebastiani”. Sul palco, con i professori dell’ISA, si esibirà Guglielmo Pellarin, I corno solista dell’orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, straordinario virtuoso del suo strumento. Sul podio Sesto Quatrini, nominato direttore ospite principale dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese nel 2016, che dopo le ottime prove come assistente di Fabio Luisi al Metropolitan di New York e al Festival della Valle d’Itria, si sta rivelando uno dei giovani direttori italiani di più incisiva personalità e i suoi prossimi ingaggi lo vedono impegnato a livello internazionale (Francia, Stati Uniti, Sudamerica). Due giovani di grande talento, che si stanno imponendo all’attenzione del mondo concertistico italiano e internazionale per questo concerto realizzato in collaborazione con il Comune di Rocca di Mezzo e dell’Associazione Nuova Pro Loco e sostenuto dal progetto “Nuove carriere” del CIDIM.
Il suono del corno, che richiama alla nostra fantasia, anche grazie alle tante e importanti suggestioni letterarie cui la nostra memoria lo associa, scenari naturali, battute di caccia nei boschi, storie e leggende medievali e romantiche guiderà il pubblico in questo concerto ispirato nel suo complesso al tema naturalistico: accanto al IV Concerto per corno di Mozart, autore che tra i primi dedicò a questo strumento una significativa letteratura concertistica, figurano tre movimenti dell’affascinante Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn, scritto per l’omonima opera di Shakespeare (di cui quest’anno cade un importante centenario) tutta ambientata nel notturno di un bosco animato di storie d’amore di creature umane e fatate, e la sua celeberrima IV Sinfonia “Italiana” in cui il paesaggio della terra “ove fioriscono i limoni” (per dirla con Goethe, che di Mendelssohn fu maestro e mentore) è vivificato dalla suggestione di ritmi e danze che assurgono, nella versione romantica della sinfonia, a celebrazione dionisiaca della natura.
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