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Ortona." Il mare negato". Direttore Basti: “ma così vogliamo fare turismo balneare?”

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foce del Peticcio

Fiume Moro dall'acqua marrone, blocchi di arenaria per causa frana dell'Acquabella, tante altre criticità, l'invito ad agire, “Cominciamo da subito a pensarci non ci ricordiamo il mese di luglio!” Così scrive in un articolo sull'inaccessibilità di molte spiagge della “nostra costa”, Gaetano Basti Direttore editoriale Menabò, casa editrice che ha pubblicato testi di pregio sull'Abruzzo, fotografici e storici.

 

“Dopo l’estate il mare ti prende con la sua malinconia, la sua solitudine. Passeggiare è un esercizio di muscoli, cuore e cervello, ma un esercizio sempre più difficile da praticare. Il mare non è più un bene di tutti ma un privilegio per pochi. “

Cominciamo la nostra perlustrazione partendo dal confine nord della costa ortonese: la Postilli-Riccio (che doveva essere una riserva naturale). Sono state inutili le battaglie contro questa strada parallela alla statale e vicina alla ferrovia. Al centro di una vegetazione dunale che dà rifugio al fratino e a altri  piccoli animali. Nel frattempo sul lato a mare della striscia di asfalto sono nati cancelli, staccionate, reti metalliche che rendono quasi impossibile l’accesso diretto al mare. In direzione sud passando gli stabilimenti balneari del Lido Riccio ci si dirige verso il promontorio di Torremucchia, ma frane recenti ostruiscono il passaggio quindi si torna prima sulla strada comunale e poi sulla ex statale, per arrivare a trovare l’insegna “Punta Ferruccio”, uno dei posti ancora abbastanza incontaminati, da poco istituito come riserva naturale regionale.

Fatti i primi 100 metri, un grande sbarramento impedisce l’accesso al mare. Torniamo sulla vecchia statale, ci dirigiamo verso Ripari di Giobbe (siamo sempre in zona riserva) e troviamo altri cancelli e un grosso lucchetto sulla scalinata in ferro che dovrebbe essere l’unico passaggio consentito al pubblico. Marcia indietro di nuovo sull’Adriatica e ci incamminiamo verso lo Scalo per arrivare sotto il Castello aragonese, ma ahimè, anche qui troviamo un imponente sbarramento e siamo costretti a risalire per poi prendere la scalinata a sud e finalmente arrivare alla spiaggetta sotto il faro. Dopo una breve sosta ci incamminiamo per via Cervana verso il Lido Saraceni in corrispondenza del vecchio casello ferroviario e percorriamo  quella che era la sede della ferrovia per prendere il sentiero che passa all’interno della pinetina di S Donato e ridiscendere in mezzo alle casette dell’Acquabella, altra riserva naturale regionale. Proviamo a dirigerci verso la piccola baia, ma a causa della frana e della caduta di blocchi di arenaria siamo costretti a tornare indietro.

Ci riproponiamo di rimetterci in cammino sull’ex tracciato ferroviario verso s, Vito. Percorriamo il ponte del fiume Moro e da un esame visivo salta subito agli occhi un colore dell’acqua marrone tendente al nero; arriviamo al trabocco della Mucchiola che stanno ricostruendo dopo che la furia del mare l’aveva spazzato via e vediamo che le erbacce in alcuni punti coprono il sentiero: è forte la sensazione dell’abbandono. Intanto su qualche tavolo ministeriale il decreto istitutivo sul Parco nazionale della costa teatina deve ancora essere firmato. La costruzione della pista ciclopedonale sembra imminente, ma visti i precedenti qualche scetticismo mi sembra legittimo.

Nonostante tutto, l’estate scorsa qualche turista si è visto anche perché molti  pescaresi sono venuti a fare i bagni a Ortona con la speranza di un mare più pulito.

Ma è cosi che vogliamo fare turismo balneare?

Cominciamo da subito a pensarci non ci ricordiamo il mese di luglio!”

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