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Banche popolari, il Consiglio di Stato sospende la riforma

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Banche popolari, il Consiglio di Stato sospende la riforma

Una sonora bocciatura della riforma delle popolari, diventata legge il 25 marzo 2015, arriva dal Consiglio di Stato, che oggi ha sospeso (in parte) gli effetti delle circolari di Bankitalia che fornivano alle banche le disposizioni per trasformarsi in società per azioni entro la fine del 2016.

 

L'organo collegiale ha sollevato la questione di legittimità alla Corte Costituzionale, che dovrà esprimersi sull'intera riforma.

Quasi tutte le banche popolari interessate dalla riforma, sono diventate spa in questi due anni, tranne Banca Popolare di Sondrio e Banca Popolare di Bari, che hanno convocato le assemblee rispettivamente l'11 e il 17 dicembre. I dubbi del consiglio di Stato, da cui deriva la sospensione cautelare, riguardano in particolare il tema del limite al rimborso per i soci delle banche popolari che abbiano esercitato il recesso con la trasformazione in spa degli istituti in società per azioni.

E' questo il punto centrale dell'ordinanza che ha sospeso l'efficacia della circolare di Bankitalia: cambiando la natura giuridica dell'istituto di cui erano soci, gli azionisti avrebbero avuto il diritto di essere rimborsati in toto delle loro quote, se ne avessero fatto richiesta. Il consiglio di Stato, in sostanza, non ha ritenuto legittimo che la banca possa non dar corso, come indicava la legge sulle popolari "anche in deroga a norme di legge", al pagamento delle quote dei soci che hanno chiesto il recesso.

"L'ordinanza del Consiglio di Stato ha accolto parzialmente il nostro ricorso: la soluzione migliore adesso è rinviare le due assemblee che ancora mancano per la trasformazione in spa, quella della Popolare di Bari e della Popolare di Sondrio", dice  Fausto Capelli, tra gli avvocati che difendono i soci nella causa.

Questa sospensione della circolare avrà valore fino al pronunciamento della Corte costituzionale, che potrebbe avvenire anche tra un anno. E non è detto che alcuni soci adesso vogliano indietro il loro investimento in azioni. I soci delle banche che hanno esercitato il diritto al recesso hanno teoricamente il diritto, ora, a chiedere il rimborso integrale della loro quota di azioni, senza limiti né tetti. E' questo "il punto centrale" dell'ordinanza cautelare pubblicata oggi, secondo l'avvocato Francesco Saverio Marini, un altro dei legali del ricorso contro la circolare di Bankitalia che è stato parzialmente accolto dal Consiglio di Stato.

"Le banche - spiega Marini - ora potrebbero essere costrette a pagare in toto il recesso, almeno finché non si pronuncerà la Corte costituzionale: di solito, da quando viene rimessa la questione, passa più o meno un anno". Un altro ricorso contro la legge sulle popolari è attualmente pendente alla Corte ed è quello presentato dalla Regione Lombardia, legato al conflitto di attribuzione. La sentenza è attesa a giorni, "ma non dovrebbe pregiudicare l'ordinanza per il nostro ricorso, che è una cosa diversa". Adnkronos

 

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