
Risultati del referendum schiaccianti, Matteo Renzi dimettendosi apre ipotesi e scenari diversi ed ora le l'Italia è sospesa.
No 59,11% - Sì 40,89%. Sei milioni di voti (19.419.528 per il No; 13.432.187 al Sì), dividono i vincitori dai vinti. Affluenza definitiva al 68,48%
Il Quirinale, dove questa mattina il premier si è recato per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. È chiamato al delicato compito di sbrogliare la matassa e trovare un filo conduttore per uscire dal labirinto della crisi di governo.
Diverse le ipotesi: una prima vede il reincarico al presidente uscente, all'esecutivo tecnico-istituzionale. Renzi questa notte ha detto però, "Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Ora tocca al No fare le proposte, serie e credibili, a partire dalla legge elettorale". Renzi tornerà questa sera al Quirinale - dopo il necessario passaggio del Consiglio dei ministri - per presentare le proprie dimissioni che al momento, confermano fonti concordanti, sarebbero irrevocabili. L'ipotesi maggiormente accreditata fino a questo momento è che Renzi possa restare fino all'approvazione della Legge di Bilancio da varare in Senato in tempi brevissimi, già entro venerdì. L'ipotesi, dunque, è quella di una fiducia 'tecnica'. Una possibilità che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all'approvazione della legge. L'iter potrebbe, secondo le stesse fonti, anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica.
Mattarella, in seconda opzione, potrebbe affidare a un ministro del governo uscente l'incarico per tentare di formare un nuovo esecutivo.
Ogni possibile candidato si porta dietro uno scenario diverso, fermo restando i passaggi: legge elettorale e poi voto. Pier Carlo Padoan resiste ancora tra le previsioni. Scende, nel totonomi, Pietro Grasso. Il nome del presidente del Senato resta non particolarmente gradito a una parte del Pd, i renziani più ortodossi. In più, il momento già difficile suggerirebbe di non stravolgere ulteriormente gli equilibri istituzionali già precari (chi andrebbe a guidare palazzo Madama?).
Non è da escludere Paolo Gentiloni, nel totonomi resta il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, anche Dario Franceschini è papabile, secondo molti il traghettatore perfetto. Molto vicino al capo dello Stato, il ministro della Cultura è sempre stato in prima fila nelle crisi degli ultimi anni per trovare le soluzioni istituzionali più 'ragionate'. Sembrerebbe impraticabile, invece, l'ipotesi di affidare il governo a un nome riconducibile al giglio magico, come Maria Elena Boschi o Luca Lotti. Sembrerebbe scongiurata le sorprese come Romano Prodi o Giuliano Amato.
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