
con Davide Cavuti ed Edoardo Siravo domani, 28 giugno ore 21,00 cinema s. Andrea
Ai nastri di partenza la 44^ edizione del Flaiano Film Festival che si aprirà DOMANI, mercoledì 28 giugno al Cinema S.Andrea di Pescara con una carrellata di film fino al 7 luglio. Alle ore 18,30 primo appuntamento con il Concorso Italiano Flaiano Opera Prima (ad ingresso libero). Sarà presentato il film di Michele Vannucci, “Il più grande sogno”: Mirko è appena uscito di prigione. Alla soglia dei quarant'anni vuole ricominciare da capo, recuperando il rapporto con la compagna Vittoria e le figlie Michelle e Crystel, ma non è facile: se Vittoria e Crystel lo accolgono con fiducia, Michelle lo guarda con diffidenza e ostilità. L'occasione per rifarsi una vita sembra arrivare da un'improbabile candidatura: Mirko, a suo modo popolare nella borgata degradata in cui vive, viene eletto presidente del comitato di quartiere, e si appresta a cambiare le circostanze non solo sue ma di tutti coloro che lo circondano. Ad affiancarlo è l'amico di sempre, Boccione, prodotto dell'incuria e dell'incultura del suo ambiente ma dotato di buon cuore e buone intenzioni. Per entrambi il rischio del fallimento è dietro l'angolo, come è vicino il pericolo di una ricaduta nel vecchio giro di malaffare.
Riuscirà Mirko a trovare la sua strada e a costruirsi una nuova identità? La figura cristica di Mirko (che ha sempre "pensato di morire a 33 anni") porta la croce del suo passato con la paura di non riuscire di chi "ce sta a provà" ma teme la disillusione, e il quartiere segue la sua parabola: una periferia che Vannucci racconta attraverso inquadrature sovraffollate, dove la nostra vista da spettatori è quasi sempre bloccata da ingombri fisici così come è ostruita (e spesso oscurata) la visione del futuro dei personaggi che racconta, cui manca lo spazio vitale, prima ancora che l'apertura mentale, per immaginarsi un destino migliore. Il più grande sogno è il film di esordio di Michele Vannucci - classe 1987, diplomato al Centro sperimentale di cinematografia - e mescola in egual misura coraggio narrativo, talento registico e vezzi da scuola di cinema.
La storia è quella vera di Mirko Frezza che nel film interpreta se stesso (come la figlia Crystel): l'idea di trasformare la realtà in fiction semidocumentaria è buona e assai carismatica l'interpretazione di Frezza, così come valide sono quelle dei suoi comprimari, con un elogio particolare ad Alessandro Borghi, che dà a Boccione sfumature di bonaria ottusità non esplicitate dalla sceneggiatura e a Vittorio Viviani, assai credibile come padre alcolizzato del protagonista. Quando un cast misto di professionisti e attori dilettanti funziona in modo così fluido e coerente significa che il regista sa il fatto suo, cosa del resto evidente nella padronanza con cui gira alcune scene (una per tutte: la festa del quartiere). Anche la scelta di rimanere in equilibrio fra melodramma e commedia è coraggiosa e fa intuire un futuro promettente per il regista. Alle 21,00, sempre ad ingresso libero sarà presentato il film di Davide Cavuti, “Un’avventura romantica” alla presenza sua e dei protagonisti del film, Lino Guanciale ed Edoardo Siravo: presentato in anteprima al 73° Festival del Cinema di Venezia, al 38° Festival del Cinema Latino-Americano a L’Avana (Cuba) e alla “Casa del Cinema” di Roma, il film su Alessandro Cicognini ha riscosso notevoli apprezzamenti dalla critica e dal pubblico in ogni sua proiezione.
Il film-documentario è un prezioso documento che ricostruisce la vita del compositore abruzzese attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Prodotto dalla Fondazione Pescarabruzzo e da MuTeArt Film, il Film-documentario ha avuto il sostegno del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Rai Teche, Mediaset e Cineteca Nazionale di Roma. Nel cast figurano altri attori molto noti al grande pubblico quali Edoardo Siravo nel ruolo di Alessandro Cicognini, Michele Placido interpreta Vittorio De Sica, Lino Guanciale, nel ruolo di un giornalista, Pino Ammendola, nei panni del produttore Peppino Amato, Debora Caprioglio è Anna, ultima compagna di Cicognini, Antonio Salines interpreta il regista Alessandro Blasetti, Gaetano Aronica (protagonista in “Baaria” e “Maléna” di Tornatore) interpreta il compositore Carlo Rustichelli, Micol Olivieri (nota per l’interpretazione nel ruolo di Alice de “I Cesaroni”) è una ragazza amica del Maestro Cicognini. Arricchiscono il progetto cinematografico le interviste con popolari conoscitori di Alessandro Cicognini come il musicista jazz Lino Patruno, i compositori Stelvio Cipriani (autore di “Anonimo veneziano”) e Umberto Scipione (autore di “Benvenuti al sud”), il regista Pasquale Squitieri, la cantante Antonella Ruggiero e i compianti Giorgio Albertazzi e Manuel De Sica (a cui il regista Cavuti ha dedicato il film). “Alessandro Cicognini resta uno dei compositori più importanti della storia del cinema – ha dichiarato in una intervista Michele Placido, protagonista del film-documentario di Davide Cavuti – perché è stato l’autore delle colonne sonore dei film più importanti del neorealismo e con la sua musica ha esaltato le interpretazioni di grandi attori come Totò, Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Marcello Mastroianni, Sophia Loren. Sono felice che Davide Cavuti abbia realizzato questo film-documentario che porterà più attenzione sulla figura di un genio della musica da film come il Maestro Cicognini per molti anni dimenticato”. Infine alle ore 22,45 per la rassegna Il cinema ritrovato, film in versione restaurata in collaborazione con la Cineteca di Bologna, sarà proiettato in versione originale sottotitolata “Gli amori di una bionda” di Miloš Forman: nella cittadina di Zruc, non lontano da Praga, in una fabbrica di scarpe lavorano duemila donne. Il rapporto con gli uomini presenti in loco è di 16 a 1. Così il Comitato di fabbrica decide di chiedere all'esercito di stanziare dei soldati in città. Arrivano però soprattutto militari già piuttosto maturi. Una sera Andula e sue due amiche vengono corteggiate da tre di loro in una sala da ballo, ma la ragazza è piuttosto attratta dal giovane pianista con il quale trascorre la notte e dal quale ottiene un vago invito ad andare a trovarlo a Praga.
Cosa che Andula, non appena possibile, fa. Il 1963 assume una certa importanza nell'ambito del cinema ceco perché una nuova generazione di cineasti, approfittando dell'allentamento della censura in seguito all'ascesa al potere di Nikita Kruscev, entra in scena con idee nuove. Tra loro c'è il giovane Milos Forman che due anni dopo, al suo secondo lungometraggio, traccia un acuto ritratto della società a partire da un incontro casuale. Una notte gli succede di parlare con una ragazza che, con una valigia in mano, cerca l'indirizzo inesistente di qualcuno che aveva conosciuto e che le aveva dato un recapito falso. A partire da questa situazione Forman ci descrive una Cecoslovacchia in cui il perbenismo, che altrove si sarebbe definito come 'borghese', ammorba l'intera società mentre i giovani iniziano a percepire quel vento di cambiamento che porterà alla Primavera brutalmente stroncata dai carri armati sovietici e che spingerà Forman all'esilio negli Stati Uniti. Attraverso la condizione femminile e la sessualità il regista denuncia lo stato della condizione femminile. Le donne debbono sottostare alle avances maschili, ma il loro compito è quello di 'comportarsi seriamente' come richiesto dalle regole del Partito e come votato (ebbene sì 'votato') nel corso di un'assemblea. Il comportamento di Andula è quindi inaccettabile per quella parte del pubblico che indirizzerà all'autore vibranti lettere di protesta. Forman, con questo film in cui prevale la consapevolezza della necessità di un cambiamento di prospettiva che è tanto necessario quanto difficile da conseguire in modo stabile e duraturo otterrà un grande successo di pubblico in patria e numerosi riconoscimenti internazionali.
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