
Le stragi di Bruxelles sono state pianificate direttamente a Raqqa, capitale del sedicente Stato Islamico. E' quanto rivela in esclusiva il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui i servizi segreti belgi, così come altre intelligence occidentali, avevano indicazioni precise in merito al rischio di attentati all'aeroporto della capitale belga e altre informazioni su probabili attacchi alla metropolitana.
Intanto la procura belga è al lavoro per identificare tutti e quattro i componenti del commando terroristico in azione ieri a Bruxelles mentre il bilancio delle vittime continua a crescere: sono ora 32, fra cui una funzionaria italiana dell'Unione europea. A farsi saltare in aria sono stati i fratelli El Bakraoui, uno a Zaventem, l'altro nella metro ma è mistero sull'identità degli altri due. Nelle querelle sulle mancate misure di sicurezza assunte dalle autorita' belghe che avrebbero potuto prevenire gli attentati di ieri a Bruxelles si inserisce la Turchia con una rivelazione velenosa. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha detto che uno dei due kamikaze che ieri si sono fatti saltare nella capitale belga erano "stati arrestati in Turchia ed espulsi il 14 luglio 2015". A rincarare la dose Erdogan sottolinea che la Turchia aveva "avvertito le autorita' belghe che pero' lo liberarono perche' sostennero che non avevano prove contro di lui".
Ibrahim El Bakraoui, secondo quanto riferisce in esclusiva l'emittente televisiva belga Rtbf, avrebbe agito nello scalo internazionale - ed e' l'uomo che si vede al centro del gruppo di tre persone, nelle immagini diffuse ieri- mentre il fratello Khalid sarebbe responsabile dell'esplosione sul convoglio della metro alla stazione Maelbeek. Del gruppo all'aeroporto faceva parte forse anche Najim Laachraoui, l'artificiere, che secondo la stampa belga era stato arrestato questa mattina ad Anderlecht, notizia poi smentita. In realtà la procura belga non ha ancora confermato che l'uomo col cappellino e la giacca bianca - che compare nell'immagine ripresa nello scalo - sia il 25enne esperto di esplosivi. E' ancora mistero anche sull'identità del secondo kamikaze in azione a Zaventem: nello scatto e' il terrorista più a sinistra, con una mano guantata, che spinge una valigia piena - con ogni probabilità - di esplosivo. Si attendono anche notizie sull''interrogatorio del sospetto fermato ad Anderlecht.
Khalid e Ibrahim El Bakraoui avevano 27 e 30 anni. Erano ricercati dalla polizia. Nell'ottobre 2010 Ibrahim fu condannato a 9 anni per avere sparato a dei poliziotti in Belgio con un kalashnikov. Nel febbraio 2011 Khalid fu condannato a 5 anni per furto d'auto e possesso di kalashnikov. Vivevano a Bruxelles e Khalid aveva affittato sotto falso nome un appartamento a Forest in rue du Dries 60. Ma era soprattutto Ibrahim a mostrare segni di inquietudine, come rivelerebbe un ultimo messaggio lasciato dal kamikaze e ritrovato nel computer recuperato poi dalla polizia nella spazzatura nel quartiere di Schaerbeek. Il procuratore federale ha riferito che il 30enne esprimeva il suo smarrimento dicendo di essere "agitato, di non sapere cosa fare, di essere ricercato ovunque e di non volersi ritrovare in cella vicino a Salah Abdeslam", il super latitante arrestato venerdi' scorso.
Progettavano attentato ancora più devastante, esplosivo non entrato in auto
Il commando progettava qualcosa di ancora piu' devastante, ma un fraintendimento del call center dei taxi ha inviato all'indirizzo fornito dai terroristi una semplice berlina e non un veicolo piu' capiente. La ridotta capacita' del bagagliaio non ha permesso di caricare a bordo altre cariche esplosive. La procura ha confermato il ritrovamento nell'appartamento di 15 chili di esplosivo perossido di acetone (Tatp) con 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata e una valigia piena di chiodi, viti e altro materiale per confezionare ordigni.
Si sgonfia pista bielorussa
Si sgonfia, invece, la pista bielorussa. I servizi segreti di Misk hanno dichiarato che il cittadino Aleksei Dovbash, che, secondo alcuni organi di stampa sarebbe sospettato - insieme al fratello Ivan e al daghestano Marat Yunusov - del coinvolgimento negli attentati di ieri a Bruxelles, al momento delle esplosioni si trovava in patria. Secondo il portavoce del Kgb Dmitri Pobiarzhin, che ha parlato in un'intervista al canale Bielarus-1, "abbiamo informazioni attendibili sul fatto che al momento degli attentati, Aleksei si trovava a Gomel".
Vittime
“E' ancora "impossibile" fornire un bilancio definitivo delle vittime. Secondo la Procura, i morti sono 31 e i feriti 270. Poco dopo la conferenza stampa, tuttavia, e' stata diffusa la notizia del ritrovamento di un altro cadavere nell'aeroporto di Zaventem che fa salire il numero delle vittime a 32. "Il riconoscimento -ha fatto sapere la procura- e' molto difficile e come potete capire vogliamo essere assolutamente sicuri della loro identita' prima di poterla fornire. Sono in corso le operazioni di riconoscimento da parte dei familiari della funzionaria Ue italiana per la quale ieri era stato lanciato un appello su Facebook: si chiama Patricia Rizzo.(AGI)
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