
di Angela Curatolo
Cozzi ha definitivo il progetto di Tarricone “impattante”, l'architetto è pronta al confronto “su dati non congetture”. Pur avendo vinto un bando per il progetto.
In una città dove l'edilizia selvaggia ha fatto da padrone per decenni, il progetto Teatro del mare, firmato dall'Arch, Tarricone, che manca ora della copertura finanziaria, secondo Cozzi è “troppo impattante”, dopo 3 anni deve essere rivisto, così ieri in Consiglio comunale l'assessore ai lavori pubblici ha detto chiaramente, “vedo una struttura più leggera” senza precisare il tipo di struttura, rispondendo ad una interrogazione del Consigliere Gabriele Di Stefano.
L'arch. Tarricone fa presente che“i dati e i contenuti del progetto sono stati dettati da richieste specifiche dell’amministrazione che precisava di volere una struttura per 600 posti, oltretutto prevederne una per una utenza inferiore servirebbe a poco, e le attrezzature necessarie ad una struttura pubblica prevedono la presenza di servizi igienici, reception, vani tecnici e angolo bar (la cui presenza garantirebbe una maggiore tutela dell’area nei periodi in cui meno sarebbe utilizzata, nonché un ulteriore introito per le casse comunali).”
I 500milaeuro, tanto erano le risorse destinate per questo progetto che la città attende da anni, spostate in bilancio per Via Maresca, non ci sono più per espressa decisione della politica che non vede nel teatro uno strumento utile per il turismo e la cittadinanza.
Il Progetto pronto, in bio – architettura, firmato dall'arch. Sara Tarricone, dopo regolare bando, insomma non si farà; come ha detto, a suo avviso, l'assessore Cozzi, è “troppo impattante” tra i palazzoni, ci vuole qualcosa di più “leggero”, un palco, quindi? Cozzi ha aggiunto che dovrà richiamare Tarricone per rivedere il progetto. “Se qualcuno avesse chiamato la sottoscritta per chiarire eventuali dubbi, sarei stata ben lieta di spiegare tutti i necessari passaggi.” Afferma l'arch. Tarricone che adesso vorrebbe approfondire la cosa:“Chiedo una precisazione: cosa significa impattante? In base a quale criterio è ritenuto tale?”
All'indomani del consiglio comunale l'architetto dichiara “Se si parla di imponenza dell’opera rispetto ad una costa selvaggia, ricca di dune, con chilometri di spiagge incontaminate – ricorda - che il principio incontrovertibile del progetto, fin dalla prima bozza prodotta in fase di concorso, è stato l’inserimento della gradonata della platea in una duna artificiale la cui piantumazione doveva essere eseguita con piante autoctone, a memoria delle dune presenti lungo la costa prima che la cementificazione selvaggia incalzasse nel territorio montesilvanese.” Spiega ulteriormente, poi, “Purtroppo per la città di Montesilvano, sono almeno 60 anni che il paesaggio naturale è stato deturpato da eco mostri altri 30 metri nella migliore delle ipotesi, costruiti a meno di 100 metri dal mare, non tenendo conto delle minime fasce di rispetto previste dalla legge 1089 del 1939.
Illustrando il progetto, “Come di evince dal rilievo delle altezze degli edifici esistenti, lo sky line, in prossimità dell’area di progetto, è già ricco di edificazione imponente; l’impatto del teatro, rispetto all’edificato presente, risulta quasi impercettibile, considerando che in realtà, l’area del teatro dovrà essere piantumata per diventare un vero e proprio parco. Tale piantumazione, come evidenziato nelle relazioni tecniche (acustiche, di valutazione di impatto ambientale e di intenti progettuali) in allegato al progetto consegnato già nel settembre 2014, dovrà restituire all’area un’immagine persa nel tempo, ritrovabile solo in aree protette come la Torre di Cerrano o lungo le coste tutelate, ancora presenti nel territorio abruzzese, peraltro a pochi chilometri di distanza da Montesilvano.”
L'opera ha un proprio perchè intrinseco, “Sostanzialmente l’aspetto finale dell’OPERA IMPATTANTE, una volta piantumato sarebbe quello dell’immagine precedente, all’interno del riquadro rosso, quindi un parco se si guarda dalla strada, un teatro all’aperto se si guarda dall’interno della piazza.”
Nella struttura è previsto l'impianto fotovoltaico posizionato nella copertura del palco, “il quale a sua vota, per forma, intende ricalcare le architetture spontanee del territorio rileggendo il trabocco e adattandolo alla funzione di cassa armonica per la diffusione dei suoni.”
A distanza di tre anni dalla consegna degli elaborati definitivi, conclude la professionista: “l’amministrazione non mi ha mai convocata per un confronto e men che mai per assolvere agli obblighi contrattuali, nonostante ripetuti solleciti. Io avevo scelto questa città per viverci e lavorarci, credendola ricca di prospettive, ma sono costretta a ricredermi.” E fa sapere “Nonostante tutto sono e sarò sempre pronta ad un confronto reale su fatti oggettivi, no su congetture imbeccate da chi vuole solo gestire i propri interessi a scapito della collettività.” Conclude “Sarò sempre disponibile ad offrire servizi che competono la mia professionalità in maniera schietta e rispettosa di un codice deontologico che forse in pochi ricordano di dover rispettare per se stessi e soprattutto in prospettiva di quello che le nostre azioni possono imprimere in un territorio che dovrà esistere anche dopo di noi, che siamo solo tenuti a gestire nel migliore dei modi, in modo da restituirlo alle generazioni future lasciando un segno che non sia uno sfregio.”
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