Colloqui informali al Colle. Il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio è stato ricevuto al Quirinale da Mattarella. Subito dopo, al Colle è stata la volta di Cottarelli e del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Non ci sarà comunque nessuna accelerazione, si continua ad aspettare per verificare se sia ancora possibile dar vita a un governo politico basato sull'alleanza tra M5S e Lega.
"Il governo Cottarelli non ha nessuna legittimazione. Non si può che votare contro la fiducia". Lo dice il leader del M5S Luigi Di Maio. Per Di Maio, "o si fa un governo politico o si va al voto". "Chi parla di non sfiducia tecnica rievoca pratiche che erano mal digerite perfino nella prima Repubblica. Figuriamoci nella terza" precisa Luigi Di Maio circa le voci che vorrebbero la Lega decisa ad astenersi nel caso di un eventuale voto di fiducia al governo Cottarelli. Nessun problema nella composizione della lista dei ministri, ma il premier incaricato e il Capo dello Stato hanno convenuto di attendere ancora e di non forzare i tempi, in modo che possa nascere un eventuale governo politico. Cottarelli quindi non scioglierà la riserva neanche oggi.
Risputa Conte
Emergono, intanto, nuovi sviluppi sullo stallo di governo. A quanto apprende l'Adnkronos da autorevoli fonti M5S, lo stato maggiore dei 5 Stelle sta valutando in queste ore di chiedere la sostituzione, nella casella del ministero dell'Economia, di Paolo Savona, fortemente voluto dalla Lega, per consentire la nascita di un governo a guida Giuseppe Conte. Lo 'scambio' Cottarelli-Savona, però, riferiscono fonti del centrodestra, avrebbe trovato in Salvini uno strenuo oppositore: sin dal primo momento la Lega non ha mai digerito quello che considera un 'tecnico', espressione dei "poteri forti". Si sarebbe riproposto, quindi, quel muro contro muro che già aveva affondato il primo tentativo di un governo giallo-verde. Matteo Salvini al bivio. Ripartire con Luigi Di Maio per una riedizione del 'governo del cambiamento', rinunciando alla 'bandiera' Savona o tirare dritto per la propria strada e puntare solo al voto. "O il governo parte col contratto firmato e approvato dagli italiani nelle piazze, e con la squadra al completo concordata, magari con l'aggiunta di Giorgia Meloni, oppure avrà vinto chi dice sempre No" dice il leader della Lega Matteo Salvini. Oggi l'ipotesi di un nuovo esecutivo politico M5S-Lega sembra perdere quota.
"Non è che siamo al mercato, ho una dignità e una serietà, ora spieghi Mattarella come uscirne, noi a disposizione per accompagnare il Paese al voto il prima possibile". Per capire lo sfogo del 'Capitano', riferiscono fonti del centrodestra, bisogna riavvolgere il nastro e iniziare dal vertice di ieri pomeriggio tra Luigi Di Maio Salvini e Giancarlo Giorgetti, dove si sarebbe riproposto il nodo di sempre, quello del ministero dell'Economia. I tre leader si sarebbero incontrati -mentre era in corso il tentativo di un esecutivo neutrale targato Cottarelli- per provare a ripartire con uno schema governativo giallo-verde, senza Paolo Savona al Tesoro, sul quale il Colle ha posto un veto inamovibile. L'ultima mediazione Salvini-Di Maio sarebbe accolta con favore dai tanti parlamentari preoccupati per un ritorno alle urne già a luglio. Raccontano che Di Maio, sotto processo nel suo movimento per la gestione delle trattativa fallita per andare a palazzo Chigi, avrebbe deciso di mollare la presa su più fronti, rinunciando innanzitutto all'impeachment. Decisi a riprovarci, Di Maio e Salvini, una volta informato il Colle, si sarebbero trovati ancora una volta di fronte allo scoglio del dicastero di via XX settembre, con un caso Cottarelli sul tavolo. Raccontano, infatti, che il nome dell'economista sarebbe stato oggetto di un serrato confronto e di un nuovo braccio di ferro tra Quirinale e Carroccio. Investito, ormai, dell'incarico di formare il nuovo governo, Cottarelli (che oggi ha avuto un nuovo colloquio informale con il capo dello Stato e attende "gli eventuali sviluppi di una trattiva per la nascita di un esecutivo politico") difficilmente sarebbe disposto a fare un passo indietro e a uscire definitivamente di scena proprio nell'ultimo miglio verso palazzo Chigi. Da qui l'ipotesi, avallata dal Colle per uscire dallo stallo con il sì di M5S e Lega, di affidare il Mef a Mr Spending review al posto di Savona. si legge all'Adnkronos. Lo 'scambio' Cottarelli-Savona, però, riferiscono fonti del centrodestra, avrebbe trovato in Salvini uno strenuo oppositore: sin dal primo momento la Lega non ha mai digerito quello che considera un 'tecnico', espressione dei "poteri forti". Si sarebbe riproposto, quindi, quel muro contro muro che già aveva affondato il primo tentativo di un governo giallo-verde. Da qui lo sfogo di Salvini che torna a minacciare il voto: "Non è che siamo al mercato, ho una dignità e una serietà", spia forse della volontà, raccontano alcuni, di andare comunque ad elezioni il prima possibile, evitando responsabilità di governo.
Salvini insiste su urne
L'ipotesi che un nuovo esecutivo carioca decolli, quindi, sembra perdere quota, visto che Salvini è tornato a minacciare le urne, bocciando ogni offerta di mediazione. "Non è che siamo al mercato - ha detto stamattina il segretario di via Bellerio - ho una dignità e una serietà". Quindi ha insistito per tornare a nuove elezioni: "Presidente - ha detto rivolgendosi a Mattarella - dia agli italiani la data delle elezioni e gli italiani in cabina elettorale faranno giustizia di tutto quello che è successo in queste settimane". Sul voto il 29 luglio, il leader del Carroccio ha spiegato: "Spero di no per gli italiani, perché a fine luglio c'è gente che lavora, ci sono gli stagionali, ci sono i nonni via coi nipotini, però prima si vota meglio è, perché bisogna uscire da questo pantano in cui -ripeto- qualcuno ci ha portato".
La black list
In casa Fi non va proprio giù la politica leghista del 'doppio forno' e c'è il forte sospetto che Salvini alla fine voglia lo strappo e stia solo cercando il pretesto per 'scaricare' il presidente azzurro e correre da solo alle prossime politiche, magari attraverso una sorta di accordo di desistenza con i Cinque stelle. Per questo, riferiscono fonti azzurre, l'ex premier avrebbe chiesto ai suoi di non fornire a via Bellerio nessun pretesto, perché Fi non deve assolutamente fare l'errore di intestarsi un eventuale strappo.
Visto lo stallo attuale, raccontano, Berlusconi sarebbe convinto che si andrà presto alle urne e per ora bisogna attendere l'evolversi della situazione e ribadire che l'unità della coalizione di centrodestra resta l'unico orizzonte politico possibile. Non a caso, Gelmini durante il direttivo di ieri a Montecitorio ha spiegato che ''per Forza Italia e Berlusconi la stella polare resta il centrodestra unito: alle prossime elezioni vogliamo presentarci agli italiani con la stessa coalizione - supportata da un programma già condiviso con gli alleati - che lo scorso 4 marzo è risultata la più votata".
Ieri Salvini , durante un incontro con i suoi parlamentari alla Camera ha serrato i ranghi spiegando tutti passaggi che hanno portato il 'governo del cambiamento' a infrangersi sul muro del Colle, confermando l'asse con M5S in vista delle prossime politiche e la politica del 'doppio forno', ovvero con i grillini e Fi. A dimostrare la sintonia con Di Maio, i toni meno duri usati ieri sera da entrambi nei confronti di Mattarella - emblematico il fatto che il capo politico del M5S abbia frenato sull'impeachment dicendosi pronto a "collaborare col Capo dello Stato" - tanto da far pensare all'ipotesi di un governo politico, ancora una volta targato M5S-Lega.
Quanto all'alleanza con Fi, Salvini avrebbe sottolineato la necessità di tenere unita la coalizione di centrodestra, ribadendo, nello stesso tempo, tutto il suo disappunto e amarezza per le uscite pubbliche di alcuni big azzurri, soprattutto quelle sull'anti-europeismo della Lega. In particolare, il segretario del Carroccio, raccontano, avrebbe fatto i nomi di Tajani, Gasparri e Brunetta. Parlano di coalizione unita e poi mi insultano, non riesco a capire, avrebbe detto in sostanza Salvini.
Un modo per mandare un messaggio preciso a Silvio Berlusconi, che predica l'unità ma non riesce a tenere la linea, visto che alcuni azzurri non 'osservano' l'input di Arcore e colpiscono l'alleato Lega. Anche lunedì Salvini si era lamentato di ''alcune dichiarazioni spiacevoli pronunciate da esponenti di Fi", che lo hanno definito ''traditore, irresponsabile e razzista''. Il leader del Carroccio non avrebbe digerito queste frasi, considerandole un attacco gratuito, che non aiuta certo a rasserenare il clima interno al centrodestra. Non a caso, ieri Salvini avrebbe fatto una sorta di 'black list', con tanto di nomi. Anche Nicola Molteni avrebbe puntato il dito su chi in Forza Italia continua ad attaccare la Lega pur chiedendo un centrodestra unito.
Renzi: Di Maio e Salvini da neuro
"Dopo 87 giorni finalmente primo voto al Senato della nuova legislatura. Rischia di essere anche uno degli ultimi". Lo scrive Matteo Renzi, pubblicando su Instagram la voto del display che attesta il suo voto al Senato. "Tutto quello che avevamo previsto dopo la mancata riforma costituzionale sta purtroppo diventando realtà: caos politico, instabilità finanziaria, Italia debole in Europa -spiega il senatore del Pd-. Prima o poi anche gli altri riconosceranno che la necessità di cambiare le regole serve al Paese. Nel frattempo vediamo quante volte Di Maio e Salvini cambieranno idea stamattina. Prepariamoci alle elezioni, questi vogliono uscire dall’Europa ma non si capisce per andare dove #neuro #teatrino #vergogna #avanti".